venerdì 17 luglio 2009

A London view at sunset

Marlowe intanto procedeva a rilento per le vie di Londra. L'ufficio di Flack era in Southwark, e in quella fottuta città le strade erano un po' diverse da quelle di Los Angeles. Pensava che solo dei viziosi come gli europei potevano concepire spazi tanto irrazionali. Sul suo taccuino l'elenco dei nomi era molto lungo: Hinshelwood, Shalikan, Salajdarian, Wenkman, Fuller, De Culo... una lista smisurata per risolvere un enigma... Ma qual'era, veramente, l'enigma? Era sempre più convinto che i due vecchi fossero i veri responsabili della faccenda... Ma anche quei due sordidi individui che l'avevano ingaggiato... due spilungoni magri, dalle facce poco affidabili, specie quello coi baffi. "non vorrei che avessero un fottuto secondo fine" pensò.
Intanto aveva finalmente raggiunto Wifred Street. I finestroni di casa Hinshelwood erano tutti illuminati e c'era una Jaguar parcheggiata nel cortile. Nell'atrio, Marlowe notò qualcosa che gli procurò un deja-vù: una statua egiziana, raffigurante il dio Seth, occhieggiava nella penombra di una nicchia del loggiato. (cfr. Carnet, Chapter 16 - The Velvet Funnel).Questi viziosi europei forse sono anche dei maledetti pagani, dediti a stregonerie ed altre perversioni. Si sentiva fuori posto. Suonò. Arrivò un domestico.
"Mi chiamo Marlowe, vorrei sapere se Lady Cophetua Hinshelwood può ricevermi"
"A quale titolo, signore?"
"Le dica che porto notizie dallo Yorkshire" Non sapeva perchè aveva detto quella frase, ma sentiva che la parola "Yorkshire" era una specie di catalizzatore che scatenava sempre reazioni strane. Inoltre ci abitavano quei due ambigui vegliardi.
Il domestico ricomparve dopo alcuni minuti.
"Lady Hinshelwood la attende in biblioteca. Mi segua, prego"

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