martedì 23 giugno 2009

In tre riuscirono ad estrarlo dall'auto anche se non fu un impresa semplice, incastrato come era tra volante, leva del cambio e freno a mano. Nudo come un verme anche lui, ma questo non meravigliò nessuno, tantomeno Greta che sembrava avvezza a simili situazioni.
"Come ha fatto?"
"Proprio non lo so"
"Eppure di Greta non ne sapeva niente nessuno..."
"Eppure lui l'ha trovata!"
"Ehi, giovanotti! C'è qualcosa che io non so?" intervenne Greta "Chi è?"
"Davvero non lo sai?"
"Non è una di noi, non rispondere ad una domanda con un'altra domanda. Dille chi è se non vuoi che questa volta sia lei a mandarti a fanculo..."
"Greta, ti presento Carne, l'uomo che avremmo voluto farti incontrare"
"Carne, l'eroe di Shit?"
"Proprio lui..."
"Quello che non è mai riuscito a scopare Kate?"
"Proprio lui..."
"Ora capisco..." pensò Greta ripensando alle ultime sei ore.

Lo caricarono, svenuto come continuava ad essere, su una sedia a rotelle e lo portarono in casa. Lo stesero davanti al caminetto spento sul Kashan Mohtasem, un tappeto era lì dal XIX secolo e aveva sfidato ben altro che lapilli incandescenti. Grande Merda, in attesa del risveglio di Carne, accennò svogliato alcune note della "Suite bergamasque" di Debussy. L'aria era intrisa di cinismo e perplessità. Colui-il-Cui-Nome-non-può-Essere-Nominato si sdraiò invece su un'agrippina modernista dalla bizzarra forma a cigno, tenendo in mano una scatola di Khalisma Lukumia e guardò annoiato il soffitto succhiandosi le dita, tutte imbrattate di zucchero a velo. Greta si stava invece godendo la vista del corpo muscoloso di Carne.

Carne aprì gli occhi. La prima cosa che vide fu il soffitto della stanza, la seconda fu una foto appoggiata sul caminetto. Si alzò di scatto, appoggiandosi sui gomiti.
"Lapis Malvitensis!" disse con voce strozzata prima di ripiombare nel suo limbo.

I due vecchi fecero finta di non avere sentito e prenotarono un tavolo per quattro al Watermill.

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