giovedì 23 luglio 2009

Five o'clock

Il tichettio della pendola Smith-Enfield sistemata sull'architrave del caminetto faceva da contrappunto al tintinnio dei cucchiaini nelle vecchie tazze Royal Doulton con i disegni di caccia alla volpe. Nelle tazze, l'infuso di Lapsang Souchoung Fukien appena addolcito con una punta di miele di zagara e neroli. Nella casa, un profumo di cera d'api misto alla lavanda dei cassetti. Un vecchio grammofono, con il volume al minimo, faceva uscire flebilmente Le Petit Negre di Debussy. Fuori, in giardino, lo Yorkshire era sempre lo Yorkshire, con le sue foglie di olmo nei viali, le folate di vento improvvise e i muri a secco in pietra scura nelle campagne. Il cielo grigio, con fugaci sprazzi d'azzurro tra nembi scuri, forieri di piovaschi.
La pendola Smith-Enfield scandì le 17. Il trillo del telefono turbò una quiete che sembrava millennaria.
"Si?"
"Sono Tixo"
"Mm"
"E' passato un certo Marlowe. Un sosia di Humphrey Bogart che fa il poliziotto privato"
"Ti ha minacciato?"
"Neanche per sogno"
"Cosa gli hai detto?"
"Gli ho inventato una pantomima, gli ho detto che era tutta colpa del computer"
"Quindi quella storia della password..."
"Hey, ma voi come fate a sapere della password?"
"Non preoccuparti di questo. Piuttosto, se l'è bevuta?"
"Non credo, non mi ha pagato"

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