"Dove andiamo, signore?"
"Bedford Square, please!"
"Cercherò di arrivarci in fretta, signore" disse il tassista indiano, meravigliato per quel please.
"Non è certo un inglese, questo qui. Così gentile deve essere un italiano" pensò successivamente.
"Non ho fretta, faccia con comodo..."
"E' sicuramente italiano" pensò il tassista.
"Lei è italiano?" azzardò.
"Le ho forse chiesto di parlare?"
"Mi scusi, signore!" disse
"E' sicuramente italiano!" ripensò
Attraversammo il centro, lentamente, in Oxford Street ci trovammo davanti un 7, e fummo costretti a seguirlo fino a destinazione.
"Quale lato della piazza preferisce?"
"Non lo so, quello con una casa bianca, l'unica bianca"
"Chiaro!"
"Dodici sterline e quattro scellini..."
"Tenga il resto" dissi, porgendo un biglietto da dieci e uno da cinque.
"Lei è italiano!"
"Fatti i cazzi tuoi!"
"E' italiano" pensò il tassista mentre si allontanava.
La casa bianca era esattamente come l'avevo descritta nel dodicesimo capitolo di Carnet de Culo; anche la Bentley era lì e un vecchio distinto (Winnie?) stava pulendo la maniglia della portiera posteriore sinistra. Senza perdere di vista la scena decisi di sedermi su una delle panchine ai bordi del piccolo parco.
"Anche tu stai controllando la casa?" disse una voce alle mie spalle.
"Non capisco..."
"Non fare il furbo!"
"Klaus?" dissi senza voltarmi.
"E chi altri?"
Durante l'ora successiva non successe nulla.
"Non succede niente!" disse Klaus.
"Se un autore sta seduto su una panchina senza fare niente, la storia non procede."
"Questo avviene di solito, ma tu sai benissimo che questa non è la solita storia..."
"Non siamo su Ondestorte..."
"Lo so, infatti siamo a Londra in Bedford Square e qualcosa sta per succedere..."
"Hai fumato?"
"Sì, ma questo cosa c'entra?"
"Era buona?"
"Che cosa?"
"Non mi segui?"
"Stai andando via?"
"Dove vuoi che vada?"
"Non hai detto di seguirti?"
"Di metafore non hai mai sentito parlare?"
"Allegoria, figura, traslato, allusione, parabola, preambolo, simbolo, similitudine, tropo, velame e anche: figurazione, immagine, translato, favola, discorso inutile, divagazione, giro di parole, metonimia, eufemismo, simbolismo, trasfigurazione, trasposizione, velo... ti basta tutto questo?"
"E malgrado ciò non hai ancora capito?"
"Sì, fanculo" disse uno di noi due, non ricordo chi.
Continuava a non succedere niente.
"Non succede niente!" disse Klaus.
"Se un autore sta seduto su una panchina senza fare niente, la storia non procede, te l'ho già detto prima!" dissi, convinto di avere ragione. E invece mi sbagliavo, dalla casa bianca uscì Humphrey Bogart, con impermeabile e cappello, e si diresse verso di noi.
"Possiamo fare qualcosa per lei?"
"Forse sì. Da quando Raymond se ne è andato, cinquant'anni fa, sono alla ricerca di un autore. Sono Philip Marlowe."
"Ci vuoi prendere per il culo?" disse a quel punto Klaus, sferrandogli un cazzotto sul muso.
"Ci sono abituato, prendo sempre un sacco di botte."
"Posso fare qualcosa per lei?" gli dissi, tamponando con un kleenex il sangue che gli usciva dal naso.
"Scriva un nuovo giallo per me, da cinquant'anni rivivo ogni giorno le stesse storie, comincio a non farcela più... ci ha provato Osvaldo Soriano ma non siamo andati d'accordo... mi sembra di essere Phil in Groundhog Day"
"Ha mai sentito parlare di Shitland?"
"Hollywood?"
"No, ha poca importanza... una soluzione ci sarebbe... tipo Last Action Hero, Klaus che ne dici?"
martedì 14 luglio 2009
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